Raccolta: digiuno intermittente nel cancro

Il digiuno intermittente è diventato un argomento di grande interesse in oncologia, soprattutto negli ultimi 10-15 anni. Non è un trattamento in sé per il cancro, ma può essere un valido complemento alle terapie convenzionali e a uno stile di vita sano. I suoi benefici si basano su meccanismi biologici ben documentati, alcuni dei quali sono stati confermati da studi clinici e sperimentali.

Ecco i principali effetti positivi, spiegati in modo comprensibile a tutti:

1. Diminuzione dei livelli di insulina e del fattore di crescita IGF-1

  • L'insulina e l'IGF-1 (Insulin-like Growth Factor 1) sono ormoni che stimolano la crescita cellulare.
  • Le cellule tumorali si dividono rapidamente e "approfittano" di un ambiente con insulina e IGF-1 elevati.
  • Con il digiuno intermittente, la glicemia diminuisce, l'insulina si normalizza e l'IGF-1 si riduce.
  • Questo ambiente diventa meno favorevole alla proliferazione tumorale, ma sostiene le cellule normali, che si adattano meglio alla diminuzione di energia.
  • 🔹 Gli studi dimostrano che la riduzione dell'IGF-1 può rallentare la crescita del tumore e migliorare la risposta alla chemioterapia.

2. Attivazione dell'autofagia ("pulizia cellulare")

  • L'autofagia è il processo con cui le cellule "riciclano" i loro componenti difettosi, compresi i mitocondri danneggiati o le proteine anomale.
  • Nel cancro, l'autofagia è spesso bloccata e le tossine si accumulano.
  • Il digiuno intermittente, soprattutto dopo 16-24 ore, attiva intensamente l'autofagia.
  • Il risultato è che le cellule normali diventano più resistenti e quelle tumorali più vulnerabili al trattamento.

🔹 Questo meccanismo viene descritto come un effetto di "reset" metabolico, utile sia nella prevenzione che a supporto dei trattamenti.

3. Protezione selettiva durante la chemioterapia ("Resistenza differenziale allo stress")

  • Durante il digiuno, le cellule sane entrano in modalità protettiva, riducendo la divisione e il consumo di energia.
  • Le cellule tumorali, tuttavia, non riescono ad adattarsi alla mancanza di glucosio e continuano a dividersi in modo caotico, rendendole più sensibili alla chemioterapia.
  • Questo fenomeno è stato dimostrato da studi condotti da Valter Longo, il quale ha dimostrato che il digiuno di 48-72 ore prima della chemioterapia può essere utile:
    • riduce gli effetti negativi sulle cellule sane,
    • migliorare l'efficacia dei citostatici.

4. Ridurre l'infiammazione sistemica

  • Il cancro è favorito dall'infiammazione cronica, e il digiuno intermittente riduce i livelli di:
    • CRP (proteina C-reattiva),
    • interleuchine pro-infiammatorie (IL-6, TNF-α),
    • stress ossidativo.
  • Un ambiente a bassa infiammazione è meno favorevole alla progressione del tumore e migliora l'immunità.

5. Migliorare l'immunità antitumorale

  • Dopo periodi di digiuno seguiti da una sana rialimentazione, l'organismo produce nuove cellule immunitarie, tra cui i linfociti T citotossici, che attaccano le cellule tumorali.
  • L'AHCC, che già utilizzate, può potenziare l'effetto sull'immunità se integrato in uno stile di vita a digiuno intermittente.

6. Massa grassa e riduzione degli estrogeni nei tumori ormono-dipendenti

  • Il tessuto adiposo è una fonte importante di infiammazione e di ormoni, compresi gli estrogeni.
  • Nei tumori come quello al seno e alla prostata, la riduzione del grasso corporeo diminuisce la stimolazione ormonale del tumore.

🔹 Nella sua esperienza personale, la perdita di 18 kg attraverso l'OMAD (One Meal A Day) ha contribuito a regolare il metabolismo e a mantenere un PSA non rilevabile.

7. Migliorare la qualità di vita durante il trattamento

  • Molti pazienti riferiscono:
    • meno nausea durante la chemioterapia,
    • energia migliore,
    • un sonno più riposante,
    • maggiore chiarezza mentale.
  • Questi effetti sono associati alla stabilizzazione della glicemia e all'aumento della produzione di chetoni, che diventano un carburante pulito per il cervello e i muscoli.

Precauzioni importanti

  • È sconsigliato in caso di casxia (grave perdita di peso) o di tumori molto avanzati, in cui il paziente è già estremamente magro.